LE NOSTRE RECENSIONI


[Popcorn e..] Recensione: Black Mirror - Seconda Stagione (e lo sconvolgimento emotivo).


Ciao a tutti Lettori e ben trovati! 

Oggi torniamo a parlare di Serie Tv! Dopo una breve indecisione, a cui ho ovviato proponendovi un piccolo sondaggio su Instragram (potete trovarmi QUI), protagonista del post odierno è nuovamente BLACK MIRROR, serie che in questo Gennaio ha continuato a tenermi compagnia per diverse settimane e di cui voglio andare ad analizzare con voi la Seconda Stagione (della Prima Stagione ve ne parlo QUI).


“Cosa apporta la Seconda Stagione all’intera serie di Black Mirror?” E’ da questa domanda che sono partita per scrivere questa recensione e dalla quale ho cominciato a riflettere non tanto sullo scopo principale dello show televisivo, che chiaramente vuole rendere lo spettatore partecipe di un futuro non più così impensabile e metterlo in guardia sui suoi inevitabili pericoli, quanto più sulla connessione che lega tutti gli episodi, che, a ben vedere, così distanti gli uni dagli altri non sono. Certamente filo conduttore generale è l’esasperazione della tecnologia e le conseguenze che un mondo così creato può portare, ma siamo certi che le singole stagioni non abbiano un ulteriore legame che le differenzia e che gli episodi siano stati messi insieme per puro caso? Nella prima stagione il video, l’elemento visivo, accumunava tutte e tre le puntate, la piattaforma di YouTube nella prima, il talent e lo stile di vita nella seconda, la visione dei ricordi nella terza; nella seconda stagione, invece, punto focale del tutto è il sistema dei social network e del mondo del web in generale. Vediamo in che modo. 

Esattamente come accaduto per la stagione precedente, questa seconda si compone di soli tre episodi, tutti dalla durata differente, più uno speciale in occasione del Natale. La prima, Torna da me, è forse una delle puntate più drammatiche ed intense dell’intera stagione: protagonisti sono Martha ed Ash, due giovani innamorati disposti a tutto pur di cominciare ad intraprendere il cammino della vita insieme, almeno fino a quando il fato non decide di separarli per sempre. L’ossessione del ragazzo per i social media ed il suo telefonino non gli darà scampo, ma è durante la celebrazione del suo funerale che tutto si compirà: un’amica della coppia, Sarah, mette al corrente Martha dell’esistenza di un servizio online che permette alle persone di rimanere in qualche modo in contatto con i propri cari anche dopo la loro dipartita dapprima disgustando la ragazza, successivamente, a causa di un susseguirsi di eventi molto particolari, incuriosendola. Ma è davvero possibile vedere in questa dinamica un’opportunità per continuare a vivere? Proprio di vite particolari, poi, si parla nel secondo episodio della stagione, Orso bianco, forse uno dei più riusciti ed emotivamente destabilizzanti della serie nel suo complesso: una donna, Victoria Skillane, si risveglia in una stanza che non riesce a riconoscere, affetta da un qualche tipo di amnesia. Non ha idea di chi sia né del perché si ritrovi in quella strana cittadina, in cui gli abitanti continuano a riprenderla con il proprio cellulare incuranti sia delle sue richieste di aiuto, sia degli uomini e delle donne che continuano ad inseguirla con un unico apparente motivo, ucciderla, quasi come se andare in soccorso ad una persona fosse meno importante rispetto al filmarla e al far sapere al mondo del web di essere stati presenti in quella particolare circostanza: vi ricorda qualcosa? 



Dai toni decisamente meno pressanti ed inquietanti risulta essere, invece, Vota Waldo!, il terzo ed ultimo episodio della stagione, che comunque, a suo modo, mette gli spettatori di fronte ad una questione molto delicata: protagonista è Jamie Salter, un comico fallito capace, con l’aiuto della tecnologia, di far muovere e parlare un cartone animato, Waldo appunto, un piccolo orsetto blu che con la sua ironia dissacrante intervista e deride i politici di maggiore spicco impegnati nella campagna elettorale. Nonostante la sua popolarità, però, Jamie non è soddisfatto della propria della vita e non accoglie con entusiasmo la proposta di diventare lui stesso un concorrente alle prossime elezioni, peccato che, di fatto, il comico non abbia alcun potere decisionale circa la propria carriera: è una marionetta, esattamente come lo è Waldo, alla completa mercé di chi quei fili sa come manovrarli a proprio vantaggio. Quale sarà il suo destino, forse, non è difficile immaginarlo. 



Infine, lo speciale di Natale, che può essere considerato il quarto episodio aggiuntivo della stagione, ritorna alle atmosfere tipiche di Black Mirror: in Bianco Natale ci si trova in un futuro prossimo, all’interno di una casetta sperduta, in una pianura completamente innevata, in compagnia di Matt Trent e Joe Potter, due uomini che per un motivo inizialmente non ben definito vi abitano, lontani da ogni segno di civiltà o tecnologia esistente. I due, dopo un primo tentennamento di Joe, cominciano a raccontarsi il proprio passato svelandosi a vicenda i propri ruoli e i propri crimini, dando il via ad importanti flashback in cui il mondo tecnologico torna ad essere il vero protagonista della vicenda: un dispositivo di realtà aumentata impiantato negli occhi da una parte, la possibilità di bloccare ogni tipo di interazione con una persona dall’altra, come se si vivesse, di fatto, all’interno di un social network, in una prospettiva particolarmente preoccupante.


È evidente, quindi, come con questa Seconda Stagione i produttori si siano voluti avvicinare ancora di più al proprio pubblico andando a toccare tematiche molto vicine al target a cui la serie stessa è indirizzata e, soprattutto, riuscendo a creare scompiglio nelle loro stesse menti ed anime: se, infatti, lo sconvolgimento principale dei primi episodi era quasi del tutto psicologico, in questa seconda terzina è l’elemento emotivo a divenire il vero e proprio protagonista portando lo spettatore a fare i conti con la propria umanità. Prendere una posizione netta ed imprescindibile spesso risulta essere impossibile: esattamente come accade per il secondo episodio, esempio palese di tale difficoltà, è l’indecisione ed il voler stare nel mezzo a prevalere sul dare una sentenza netta ed immutabile sulla soluzione della vicenda. Il terzo episodio, poi, introduce anche un’altra importante riflessione riguardante più propriamente l’ambito politico, aggiungendo quel surplus in grado di dare un peso maggiore all’intera Seconda Stagione, a mio parere più intensa e coinvolgente della prima. In questo senso Black Mirror dimostra nuovamente la forza schiacciante che continua a possedere anche nei confronti di altre Serie televisive che difficilmente ne reggerebbero il confronto. 

Più accurati, inoltre, sembrano essere i dettagli, e, a partire dall’ambientazione, tutto assume un ruolo più preciso: prendendo ad esempio il primo episodio, infatti, i luoghi, uno in particolare, cominciano a diventare quasi essenziali e senza determinate cornici le scene, con ogni probabilità, non avrebbero avuto lo stesso impatto, così come il tutto non avrebbe avuto la stessa intensità senza l’atmosfera cupa ed inquietante che caratterizza ogni episodio, resa, in questa seconda stagione, ancor più penetrante e disturbante per uno spettatore sempre più incuriosito dal genio e dall’estro che si cela dietro l’intera costruzione della serie. 

Nel complesso, quindi, una stagione nettamente al di sopra delle aspettative in grado di reggere il confronto con la precedente, ma, soprattutto, capace di mescolare le carte in tavola, facendo collidere cuore e mente in maniera sublime. Cosa ci si può aspettare dalla Terza Stagione giunti a questo punto?

Commenti